PAULARO

le sue 10 Frazioni, i suoi palazzi, le sue Chiese

  

Lo stemma del Comune rappresenta uno scudo alla sannitica, trinciato in banda, azzurro in capo su cui spiccano in rosso tre torri in pietra merlate alla ghibellina con tre porte aperte; rosso in punta e tre stelle in oro a sei raggi ordinate sotto ciascuna torre.

Lo stemma raffigura tre torri, ricordo dei tre fortilizi che per diversi secoli hanno provveduto alla difesa del paese, il primo inalzato sopra la zona del Duron; che poneva in comunicazione le valli di Treppo, Paluzza e Valcalda, l'altro sopra la frazione di Dierico che dominava il canale d'Incarojo e il terzo con torre e tempietto pagano era posto sopra il colle che dominava Paularo sul quale ora si eleva la Chiesa Parrocchiale.

La prima torre simboleggia l'assieme delle Ville a Nord, quella centrale il Capoluogo e la terza la popolazione del canale lungo il corso del torrente Chiars•; verso sud; esse poggiano su uno scosceso fondo rosso simbolo delle ripide rocciose montagne della vallata.

Confina con i comuni di Arta Terme, Moggio Udinese, Pontebba, con la Regione Carinzia (Austria), Ligosullo, Treppo carnico e Paluzza.

Il Comune è formato da dieci Frazioni: Chiaulis, Trelli, Salino, Dierico, Casaso, Misincinis, Ravinis, Villamezzo, Villafuori, Rio.

Comprende 5 parrocchie: Paularo, Ravinis, Dierico, Salino, Trelli-Chiaulis.

* Informazioni : PRO LOCO e COMUNE.

* Attrazioni: Caccia, Pesca alla Trota, Alpinismo, Sport invernali, Calcio, Escursioni.

* Fonti di acque solforose e ferrugginose allo stato naturale.

* Alberghi di Terza e quarta categoria, locande e pensioni private.

* Frequentata località di villeggiatura dal 1° luglio al 15 Settembre.

Sport e Divertimento ....

LA STORIA DELLE FRAZIONI E DELLE VILLE

 

PAULARO CENTRO (700 Abitanti circa , 650 m. slm)

A. 1295 de PAULAR de Canali de Incaroy, A. 1471 de Villa Povolarj de Incaroj: Derivato in arius del Latino popolus "Pioppo"

Anticamente era comune delle ville di Paularo, Misincinis e Casaso. Con le istituzioni Franco-Austriaca, nel XIX, per la posizione centrale venne scelto e posto a capoluogo di Comune per i borghi della Valle d'Incarojo. Adagiato lungo il corso del Chiarsò è diviso dal medesimo torrente.

Si presenta dominato dalla chiesa parrocchiale di S.Vito,dagli antichi palazzi Calice-Gerometta e Fabiani, coi tipici borghi settecenteschi del Borgut Cjavec e Collalto, con le linde abitazioni di Via Roma e Marconi o gli ampi edifici del Municipio,delle scuole, degli alberghi Impero, Italia, Cavallino, ecc.

All'ombra dei secolari ippocastani della piazza pulsa il cuore e la vita del paese e della valle.

 

CHIAULIS (610 m. slm)

Toponimo abbastanza comune in Carnia, derivato dal friulano cévole, céule - Voragine, Spelonca , cavità superficiale, che sarà a sua volta dal latino Cavula (Piccola Buca).

E' il Borgo più a meridione della valle, seminascosto da un valloncello alle falde del monte Tersadia, tra il rio Molini e Trelli.

Si presenta come un borgo dalla struttura archittettonica prettamente rurale, fatta di angoli che creano un labirinto di viuzze acciottolate dove all'automobile è vietato arrivare.

Qualche piccola fontana, ne suo continuo scorrere, confonde il borbottare con quello degli abitanti ed il canto degli uccelli, in un mondo che sà di semplicità.

 

TRELLI ( 775 m. slm)

A. 1285 TRIELI, A. 1324 TREY, A 1459 de Trelli , Toponimo di origine oscura. Con la villa di Chiaulis formava l'omonimo comune prima di passare a quello di Paularo.

Aggrappato tenacemente alle falde del monte Tersadia, viene incontro, per chi sale a Paularo, con le sue casette che si mostrano a fulgido sole in letizia e sorriso con le loro linde facciate.

Internamente l'ambiente mostra la rusticità di un tempo.Una stretta strada l'attraversa di mezzo dando sugli usci o in viottoli che si staccano dall'abitato verso un mondo nuovo, dominio di Urano, dove lo sguardo vaga tra spazi immensi, sul Sernio, Zermula, Aip o giù verso le Prealpi Tolmezzine.

 

SALINO ( 653 m. slm)

A. 1528 in la tavella di Salino, è più luoghi:dal latino Salina con significato di "SORGENTE SALATA" o di terreno ricco di Sale, Sterile.

Formato dai borghi di Salino, Lambrugno, Tavella e Castoia fu anticamente comune di quelle ville prima di essere sottomesso al capoluogo di Paularo. Fu il paese caro alla poetessa Caterina Percoto che in una casa di Tavella passava le sue vacanze.

Salino è noto per la sua meravigliosa cascata, che si può ammirare salendo a Paularo, ma è ricco anche di altre bellezze dove spiovono sorridenti ruscelli, le numerose ancone disseminate per la campagna o agl'angoli delle case, sentimento degl'umili verso il creato.

 

DIERICO (659 m. slm)

A. 1258, 19 Marzo DIGERI, A. 1330 de Dierj : Presenta l'aspetto di un toponimo prediale, cioè legato al sistema romano di dividere l'agro -praedia "podere" distribuito ai colonizzatori che poi finivano sempre per dare il nome, attraverso il suffisso aggettivale -ana o anum cui corrispondeva il celtico acum, -icum se la popolazione era indigena.

Anticamente faceva comune da solo e la sua storia cammina parallela a quella d'Incarojo. Passato sotto Paularo, è una delle frazioni di maggior riguardo, per la sua storia. la sua chiesa trecentesca che presenta le opere più importanti e più antiche della zona, alcune vecchie abitazioni e vie acciottolate a scalea sono degne d'attenzione urbanistica.

Il Borgo di Dierico si presenta in un quadro montano assai pittoresco, il dolomitico Sernio fa da sfondo, la chiesa quasi appartata ed in primo piano svetta col suo campanile verso il cielo, le abitazioni moderne confortevoli dicono di un certo benessere e gentilezza.

 

CASASO (673 m. slm)

A. 1279 CHASAS de INCAROJO, A. 1299 in Villa de GIASAS. Toponimo prediale in -acu da CACIUS.

Come Dierico deriva dal nome di un colonizzatore romano e non da escludere sia quel " Et casis in Carnis in Vincaterum", nominato in quel primo documento in cui si ha conoscenza d'Incarojo, nell'anno 762, quando nella valle furono fatti assegnaamenti ai frati di Sesto e alle Monache di Salto da parte dei fratelli longobardi ERTO, MARCO ed ANTO.

Villa facente parte del comune di Paularo è ricordata nel medioevo per i suoi pittori ed intaglatori ANTONIO D'INCAROJO, figlio di un certo ENRICO DA CASASO (1453) e NICOLO' SCHIAVO, entrambi nominati tra gli artisti minori del Friuli che operarono durante il Risorgimento.

Il Borgo posto su un terrazzo alla periferia di Paularo si presente tra il verde dei boschi e della campagna in una nota di distensione e di pace.

 

MISINCINIS (720 m. slm)

Stando a quanto si dice del ritrovamento di una tomba romana esplorata dal prof. A. Wolf, il nome di questo borgo potrebbe derivare dal latino MISIS CINERE (Cimitero), non osiamo però altra ipotesi perchè potrebbe benissimo essere un toponomio locale. Nominato come vila del comune di Paularo, non si ha alcuna data certa prima dell'8 luglio 1705, ricavata dal battesimo di LEONARDO GORTANI. Le poche case antiche esistenti ed appartenenti alla dinastia dei GORTANI confermano che la villa doveva essere poco abitata e solo dopo il 1800 deve avere presa una certa consistenza di borgo.

Le case disseminate lungo le strada che da Paularo porta a Ravinis e poi a Pizzul fanno un borgo di non grandi pretese, abitazioni di operai che si confondono con gli stavoli dei contadini, per dire di una popolazione povera e laboriosa com'è quella carnica.

 

RAVINIS ( 810 m. slm)

Prende il nome forse dal latino Rupum (RAPA), o meglio al caso, dal latino RIPA (DECLIVIO).

non si hanno dati storici fino al sec. XIX, quando con le istituzioni franco-austriache viene annesso come frazione del comune di Paularo, nè era villa di alcun comune prima, anzi, risalendo ai cognomi degli attuali e possibili abitanti, tutti venivano registrati come residenti a Villamezzo. La prima data cui viene nominato Ravinis è il 21 Dicembre 1885, in battesimo di MATIZ GIUSEPPE FRANCESCO di OSVALDO (SFLOG) e MAION CATERINA. I Numerosi cascinali sparsi parlano però di possibili abitazioni in zona prima dell'ottocento, ciò va senz'altro attribuito a possibili nuclei familiari di Villamezzo che passassero la bella stagione in quelle campagne con le loro mandrie. Tesi che può essere suffragata anche della disposizione degli attuali seggi elettorali che rispecchiano in qualche modo gli antichi comuni o vicinie. Solo dopo il 1800, quindi, Ravinis deve avere cominciato a prendere sembianze di un borgo a sé stante e gli abitanti divenirne totalmente indipendenti da Villamezzo.

Posto a mezzacosta del monte Zermula è formato da due borghi dalle linde casette sparse tra il verde e che vanno sempre più aumentando, tantoche già si stenta a distinguere il borgo di sotto con quello di sopra.

 

VILLAMEZZO (690m. slm)

A.1275, Villa de Medio, A. 1372 da Villa di Mezzo d'Incarojo.

Prima di Passare ad essere frazione di Paularo, era comune a sé stante per le ville di Villafuori e Rio.

Borgo assai povero e popolato, circa 600 anime nel sec. XVI, ebbe non pochi dissidi con il comune d'Imponzo perchè questi occupava i pascoli a nord d'Incarojo e con il pievano d'Illegio perchè non rispettava gl'impegni presi. Il 24 Dicembre 1709 fu distrutto da incendio, riedificato, presenta tra abitazioni moderne alcune tipiche case del settecento ed il caratteristico Sacello di S.Naria di Loreto.

Per il continuo sviluppo edilizio forma attualmente un solo nucleo abitativo con Paularo, Villafuori e Rio ance se a sé distinto, trovandosi la parte vecchia adagiata in ameno pendio nella parte nord della valle, sotto i prati di "PLAIS" ed il Bosco di "SORTISELLA".

 

VILLAFUORI (701 m. slm)

A.1300, 1 Giugno (dalla convenzione tra Pietro, pievano d'Illegio, ed i sindaci d'Incarojo, G. CONAI da Dierico e LEONARDO fu VIDONI da Villafuori), seguono altre numerose testimonianze dell'esistenza della villa nella storia di Paularo o d'Incarojo.

Prima di passare a frazione di Paularo era villa del comune di Villamezzo, anche se dopo il sec. XVI venne ad assumere una maggiore importanza trovandosi ivi il palazzo dei baroni CALICE. Il grande caseggiato dei CALICE, nella sua potenza e signorilità, porta in ombra il borgo che nel confronto si presenta in casupole di gente servile. Villafuori però ha una sua storia personale che si esula dai CALICE ed è testimoniata dalla sua urbanistica di case antiche e vie acciottolate, di abitanti che hanno lasciato più di un documento nella storia d'Incarojo.

Tra la chiesetta dei CALICE ed il loro grande palazzo, Villafuori sta raccolto come fosse un solo nucleo famigliare, mentre alla periferia, tra il verde, qualche casetta timidamente tenta d'uscire dalla vetustà passata.

 

RIO (670 m. slm)

A.1327, villa de Riu d'Incarojo. Dal latino "RIVUS" (Rio), che sta a significare Riscello, ora sepolto in fogna, che ivi nasce, percorre la zona e affluisce nel Chiarsò.

Villa facente parte del comune di Villamezzo e poi a frazione di Paularo. E' ricordata con le ville del comune di Villamezzo nelle lotte contro Imponzo per i pascoli che quel comune teneva a nord della valle d'Incarojo. Era formato da due borghi, ora uniti in un solo conglomerato abitativo, conosciuti come Rio di Sopra, certo la parte più vecchia, stando ad alcune abitazioni ora demolite, e Rio di Sotto o "Dei Molini", di cui ne esiste ancora uno, unico superstite di tutto il paese di Paularo. Rio si presenta, quasi porta d'ingresso ai pascoli ed alle cime poste a nord di Paularo, in una civettuola borgata formata da linde casette che si confondono tra il verde.

 

I Suoi palazzi

 

La Mozartina (Paularo)

Si tratta di un museo privato nel quale è possibile ammirare quanto di più prezioso il suo proprietario, Giovanni Canciani, è riuscito a raccogliere durante gli anni. La collezione è costituita da numerosi strumenti musicali antichi, in gran parte restaurati, tra cui un organo positivo portativo, due fortepiani, due clavicembali, un prototipo di flauto armonico ad ancia, violini, strumenti a plettro, a pizzico e pianoforti moderni. Ogni stanza della settecentesca casa, già Scala, contiene, oltre agli strumenti musicali, oggetti di vario tipo (quadri, libri, ecc.) che ripropongono l'incanto trasmesso dalla loro storia e riempiono l'atmosfera del sapore del passato.

 

CORT di TARUSC (Villamezzo)   

Nella frazione di Villamezzo è possibile ammirare da una piazzetta due edifici di proprietà della famiglia TARUSSIO, presente sul territorio paularese fin dal diciassettesimo secolo. Il primo edificio rappresenta uno dei tipici esempi di casa carnica, con, al suo interno, alcune opere lignee di Giacomo Sbrizzai detto "Crociul". A dirimpetto, si erge l'altro edificio, accessibile attraverso un bellissimo portale d'ingresso che chiude il muro di cinta, E' possibile visitare i due edifici grazie alla gentile disponibilità degli attuali proprietari.

 

Palazzo CALICE-SCREM (Paularo)

Costruito nel XVI secolo, viene considerato il prototipo della casa carnica. Si tratta di un imponente complesso architettonico articolato in più edifici. Di notevole pregio gli ampi loggiati ad archi sorretti da eleganti capitelli sagomati. Singolare il soffitto a cassonetto del primo piano dipinto da Giuseppe Buzzi nel 1716. L'annessa casa fu acquistata dal Comune di Paularo ed è ora sede della biblioteca comunale "Antonio Sartori". A questo secondo edificio fu incorporata la cappella, ora sconsacrata, di Sant'Antonio.

 

Palazzo VALESIO-CALICE (Villafuori)

Situato su un'altura di Villafuori, il palazzo domina quasi completamente il capoluogo. L'edificio, costruito in vari tempi, è composto da due ali e disposto su un ampio cortile interno chiuso da un muro di cinta merlato. Di notevole pregio è il portale che riporta l'emblema della famiglia. La villa visitabile nei mesi di luglio ed agosto.

 

Palazzo FABIANI (Paularo)

Situato nel centro del paese, l'edificio risale indicativamente alla metà del XVII secolo. La tradizione lo vuole fatto erigere da un certo conte Mocenigo per una Silvia Calice della quale si era innamorato. Il padre della ragazza pretendeva per la figlia un palazzo simile per bellezza al suo, posto sull'altra riva del fiume Chiarsò. Mocenigo accettò la sfida ma ci vollero 10 anni per arrivare alla copertura del tetto, e nel frattempo il conte preferì alla giovane Calice un'altra donna. Il palazzo fu dimora della famiglia di Jacopo Linussio ed ospitò numerosi personaggi illustri tra cui Giosuè Carducci.

Palazzo MOROCUTTI (Trelli (La casa dei miei genitori)

Il palazzo, costruito nel 1631 come testimonia la data riportata sul suo portale, fu da sempre chiamato "il convento", probabilmente a causa della sua particolare struttura architettonica, cinta da un muro e sorretta da numerosi archi. Si tratta di uno dei pochi edifici antichi rimasti nella frazione di Trelli.

CJAVEC (Paularo)

Merita di essere ricordato anche uno dei più antichi borghi di Paularo, "CJAVEC". Situato in vicinanza del Palazzo Fabiani, il borgo presenta le tipiche caratteristiche dello stile carnico.

 

Le sue Chiese

 

Le numerose chiese di Paularo costituiscono una delle principali testimonianze della presenza di

nuclei abitati attorno al XIV secolo. Sono generalmente situate sulle alture e dislocate su tutto il

territorio del Comune.

 

Parrocchia dei SS. Vito, Modesto e Crescenzia

l'attuale chiesa, costruita attorno al  1750 su progetto di Domenico Schiavi,

si erge su una preesistente chiesa quattrocentesca. Il suo interno è stato affrescato da Antonio Schiavi, della scuola veneziana del periodo (Tiepolo-Piazzetta), e rappresenta il capolavoro assoluto del pittore. Degne di nota anche le due tele di Giovanni Francesco  Pillizzotti,  pittore di Paularo e seguace di Nicola Grassi. L'altare principale, in marmo, fu donata da Jacopo Linussio nel 1747 e andò a sostituire il vecchio altare ligneo dorato.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

 Fonda ta attorno a l 1300 circa, la chiesa di Dierico fu affrescata nel XVI secolo da Giulio Urbanis di   San Daniele, mentre a   Giovanni Bano di  Tarcento sono da attribuire gli affreschi dell'antica abside. La chiesa conserva uno splendido altare ligneo   realizzato nel 1522 da Antonio Tironi da Bergamo.  

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

  La chiesa di Salino, ristrutturata nel 1849, fu eretta nel 1400 e conserva ancora un vecchio campanile medievale. L'altare principale risale al 1600 e vi sono raffigurati la Madonna della cintura, Sant'Agostino, Santa Monica, Santa Caterina, San Floreano (il patrono della vallata) e Sant'Antonio Abate.  

Chiesa di San Pietro  

Singolare la via che porta dalla piazza principale di Chiaulis alla chiesa, costruita nel 1715. Conserva un importante tela di San Pietro attribuita a Nicola Grassi.

Chiesa di San Giovanni Battista

  La chiesa attuale di Trelli, costruita nel 1907, si erge su una chiesa preesistente del Seicento. Di questo periodo più antico, rimane un altare ligneo dorato .

Cappella  dei  SS.  Fabiano e Sebastiano

 

Fatta erigere nel 1688 per i servizi religiosi della famiglia Calice, la chiesetta,  situata nella frazione  di

Villafuori, presenta all'interno un altare settecentesco in marmi policromi sormontati da statue in pietra

bianca raffiguranti l'Assunta, i SS. Fabiano e Sebastiano.

 

Cappella di Sant'Antonio

 

Oggi sconsacrata, la cappella sorge a fianco del palazzo Calice-Sereni. Le sue opere d'arte, assieme all'altare ligneo barocco, sono conservate al Museo Arcivescovile di Udine.

 

Cappella di Santa Maria di Loreto

Detta anche 'chiesa del Bambuc', dal soprannome di un suo proprietario, erede della famiglia Del Negro, la chiesetta di Santa Maria di Loreto si trova nella frazione di Villamezzo. Si tratta di una cappella privata, oggi sconsacrata, che risale al 1745 e che appare come raro  esempio di architettura a base ottagonale.

 

Santuario della Madonna del Sasso, dedicato a Maria Ausiliatrice

 

II santuario è situato nella località Castola (Salino) e fu fondato alla fine dell'Ottocento. Conserva un pregevole bassorilievo che rappresenta la Vergine con il Bambino e l'Annunciazione, opera del pittore Menai di Nimis. I due affreschi della navata furono Invece eseguiti dal Pittino.

Altre due chiese furono costruite nel Novecento: SS. Redentore di Ravinis e Madonna di Lourdes di Paularo. Si tratta di opere prive di pretese architettoniche ed artistiche ma testimoni di

numerosi aneddoti locali. Degne di nota le numerose ancone o cappelle votive che sono generalmente

disposte lungo le strade e mulattiere e testimoniano la forte presenza religiosa che per secoli ha caratterizzato la vallata (cfr. N. Screm, Le maine, ancóne della Valle d'Incarojo raccontano la loro storia).